a cura di Lucia Lorenzi IntroduzioneIl tema della biografia è stato una costante del mio personale lavoro di ricerca nell’ultimo decennio. I presupposti vengono in realtà da molto più lontano: circa un ventennio di esperienza psichiatrica a contatto con le storie di persone che avevano passato gran parte della loro vita nel vecchio manicomio a cui è seguito un lungo periodo di lavoro nelle carceri, e molti anni di esperienza clinica come psicoterapeuta. Circa 15 anni fa intraprendo un percorso formativo durato 7 anni nell’ambito della psicoterapia a orientamento antroposofico, dove ho avuto l’opportunità di lavorare a fondo sul tema della biografia e di approfondirne i vari aspetti con un gruppo di docenti olandesi medici e psicoterapeuti. Lavoro poi per circa 2 anni con un collega tedesco che coniuga il lavoro sulla gestione della crisi, con i temi biografici e transgenerazionali. Da quel momento inizio a integrare i contributi ricevuti in questi percorsi con le basi teoriche della mia specifica formazione con particolare riferimento agli studi di C.G.Jung sul simbolismo, l’inconscio collettivo, la dimensione onirica,la sincronicità, di B. Hellinger sugli aspetti trangenerazionali, per proseguire con gli studi sull’ipnosi, la terapia artistica e il patrimonio prezioso proveniente dal mio quotidiano lavoro clinico. Nel corso di questo nuovo secolo un gran numero di persone ha rivolto l’attenzione verso questi studi, in un modo che non ha riscontri nei tempi precedenti, al punto che si potrebbe cominciare a parlare di una nuova scienza della biografia. Con questo termine oggi si intendono esperienze molto diverse sia nell’utilizzo dello strumento che nei presupposti teorici da cui prende spunto il lavoro biografico. Cercherò allora di introdurre le caratteristiche del mio personale lavoro sulla Biografia. Potremo dire che la Biografia è la scrittura di una vita, intesa non solo come somma di ciò che è stato, ma come percorso in cui si evidenzia l’intimo nesso degli eventi passati. Il motivo che porta un gran numero di persone ad approfondire la propria storia di vita, si può intravvedere quindi nella ricerca della possibilità di stabilire nessi tra gli eventi della vita che possano evidenziare un filo conduttore di senso per la nostra esistenza. Perciò come introduzione vorrei tratteggiare un certo sfondo per una miglior comprensione dell’essere umano e di conseguenza della sua biografia. Naturalmente per creare uno sfondo si deve individuare un panorama di riferimento ovvero quello che chiameremo un parametro antropologico, cioè una visione dell’essere umano e delle sue vicende e i rispettivi modelli di riferimento. Altrimenti non avrebbe senso parlare di biografia, ma basterebbe parlare di narrazione di accadimenti collegati tra loro da meccanismi di adattamento o di semplice casualità. Se vogliamo avere una visione equilibrata della biografia, dobbiamo poter considerare un prima e un dopo; un da dove vengo e cosa porto con me, e un dove vado e qual è la mia sintesi. Diviene importante avere dei parametri di riferimento che diano un senso a questo prima e questo dopo. Se pensiamo che la nostra vita e ciò che ci accade siano determinati dal caso, tratteremo la biografia come semplice trascrizione di ciò che è stato. Al limite ci potremo ritenere fortunati o sfortunati. Se poniamo la questione del vivere come un problema di adattamento, guarderemo alla nostra biografia come a una sequenza di successi e insuccessi. Oppure trattiamo il tema biografico alla ricerca di un filo che procede dal passato, attraversa la nostra esistenza tutta, intrecciandosi a quella di tante altre persone , e si dirige verso il futuro. Come quando guardiamo il sole dall’alba al tramonto, sapendo che quando se ne và oltre l’orizzonte visibile, riemerge in un altro orizzonte a noi invisibile per poi rinascere il giorno dopo. E. Bach, il medico inglese conosciuto per aver individuato particolari rimedi floreali per la cura degli stati disarmonici dell’anima, diceva: la vita è come un giorno di scuola. Dobbiamo imparare una lezione; a volte è subito chiara, a volte ci vuole tutto il giorno, a volte si torna a casa senza aver compreso nulla. Il lavoro biografico così inteso parte da una visione dell’uomo come essere complesso, la cui natura è insieme fisica, psichica e spirituale. I riferimenti teorici in questo senso attingono a pensatori antichi e/o contemporanei, che partendo da piani diversi hanno tenuto conto di questa visione dell’essere umano I Ritmi nella BiografiaOsservando accuratamente il corso di una vita, si giunge a riconoscere che esistono principi ordinatori che sembrano plasmarla in modo misterioso. Questo significa che oltre ai caratteri ereditari che l’essere umano porta in sé dalla nascita, oltre alle influenze ambientali che riguardano l’ambito della famiglia, della provenienza culturale, della localizzazione geografica, che ovviamente hanno una grande influenza plasmatrice sul destino individuale, esiste una vocazione specifica, un’impronta che potremo definire di carattere superiore o più semplicemente il dispiegarsi del compito individuale, che nel corso della vita apparirà più o meno chiaramente attraverso gli eventi, gli incontri e le vicende che si susseguono. Questo aspetto non è irrilevante poiché colloca il manifestarsi degli elementi legati al destino individuale sia nel bagaglio che proviene dal passato, che nei nuovi doni che ci vengono incontro dal futuro. Ma facciamo un passo indietro per introdurre un aspetto centrale nel tema biografico: il Ritmo. Si può dire che iniziamo a comprendere più profondamente l’essere umano, quando comprendiamo il Ritmo. Vi sono molti ritmi diversi nella vita umana. Basti pensare al ritmo della respirazione , del battito cardiaco, del sonno-veglia. Quando si studiano in profondità questi particolari ritmi, si trovano interessanti corrispondenze con i ritmi cosmici. La corrispondenza tra il macrocosmo e il microcosmo in noi, è stata da sempre oggetto di studio in tutte le culture legate alla tradizione antica. Il tema del ritmo è presente anche nella Biografia e anche in questo senso possiamo riconoscere che alcuni ritmi all’interno di questa, rispecchiano altrettanti ritmi cosmici. Il pensiero antico procedeva attraverso la modalità della conoscenza analogica, che crea un collegamento tra i fenomeni dell’universo, attraverso la particolare qualità che li caratterizza. Si tratta di un pensiero più qualitativo che quantitativo, quindi si tratta di qualcosa che si può sentire e sperimentare piuttosto che calcolare e codificare. Possiamo così riconoscere qualità dello stesso senso, nel ciclo della vita umana come nel ciclo annuale delle stagioni e nel ciclo diurno, ma a diversi livelli. Lo psicoanalista Carl Gustav Jung riprende i concetti cari al pensiero analogico e introduce il concetto di sincronicità intendendo con essa la coincidenza di fatti soggettivi e oggettivi, cioè “dello stesso senso”, non dipendente dalle leggi della causalità, in grado di manifestare attraverso le loro qualità simboliche, la presenza dell’Archetipo in atto. Tornando alla Biografia umana, possiamo dire che è disseminata di fasi ritmiche, e questo è in relazione con il fatto che esistono ritmi di vita connessi a leggi cosmiche validi per tutti gli esseri umani. Un ritmo importante è quello dei settenni all’interno dei quali è possibile riconoscere un certo ciclo di sviluppo. Circa ogni sette anni, l’individuo, può notare che nella sua vita qualcosa cambia radicalmente. Questo colpisce soprattutto verso i 7 anni quando inizia il cambio dei denti, e intorno ai 14 anni con la pubertà; tuttavia si può osservare la stessa cosa durante tutto l’arco della vita. Possiamo riconoscere il ritmo dei settenni come ritmo primordiale della vita umana. Il numero 7 d’altra parte ha un ruolo determinante negli aspetti cosmici. Nell’antichità era diffusa la conoscenza del ciclo dei sette anni. Esso era conosciuto all’inizio della medicina Greca. Ippocrate lo considera un ritmo importante . «Così anche la natura umana ha sette stagioni, che noi chiamiamo età: bambino, fanciullo, adolescente , ragazzo , uomo, anziano, vecchio. Si è bambini fino ai sette anni e alla comparsa dei denti; si è fanciulli fino alla produzione del seme, a due volte sette anni; si è adolescenti fino alla crescita della barba, a tre volte sette anni; si è ragazzi fino al completo sviluppo di tutto il corpo, a quattro volte sette anni; si è uomini fino a quarantanove anni, sette volte sette anni; si è anziani fino a cinquantasei anni, sette volte otto anni; da questo momento in poi si è vecchi» (tratto dal Corpus Hyppocraticum ) Il filosofo Filone che visse ad Alessandria d’Egitto al tempo di Cristo, nella sua opera De Opificio mundi , cita in maniera precisa lo sviluppo dell’essere umano attraverso cicli di 7 anni. Il Sufismo, corrente mistica islamica, suddivide la vita in cicli di 7 anni che identificano i 4 Tempi della vita: dalla nascita ai 28 anni c’è il Tempo della Crescita (7-14-21-28), cui corrisponde lo sviluppo dell’organismo e la formazione della personalità; segue il Tempo della Stabilità, dai 28 ai 56 anni, durante il quale si persegue la realizzazione personale e l’equilibrio, poi arriva il Tempo della Prosperità, dai 56 agli 84 anni, infine il Tempo della Saggezza, dagli 84 ai 112 anni. La miglior definizione di questa conoscenza viene da Ippocrate (460 – 377 a.C.), padre della medicina moderna che diceva: “Nell’esistenza umana sono presenti sette tempi che chiamiamo “età”: lattante, bambino, adolescente, giovane, adulto, uomo maturo, anziano. Al periodo (mutevole) della Luna, durante la prima infanzia (fino ai sette anni) subentra quello di Mercurio, in cui si acquisiscono le prime conoscenze (7-14 anni), quindi quello di Venere, che rivela la sua forza nelle emozioni passionali dell’adolescenza (14-21 anni); giunge poi lo zenit (solare) della vita, i tre settenni della piena forza vitale e dei desideri d’espansione (21-42 anni). Il regno del malvagio Marte genera un improvviso mutamento e conduce alle lotte, le amarezze e le disillusioni di cui è ricca l’età adulta (42-49 anni). Poi, sotto lo scettro di Giove, si presenta ancora una volta un picco della vita, la maturità propriamente detta, la quale, saggia e serena, contempla le gioie e le sofferenze dell’esistenza, sempre contribuendovi con gaiezza (49-56 anni). Arriva infine, sotto la stella di Saturno, lenta e lontana dalla terra, la grande età in cui le forze vitali si raffreddano e pian piano si fermano”. All’inizio del 900 riprende l’interesse per questi ritmi. Rudolf Steiner padre dell’Antroposofia o scienza dello Spirito, rinnova tale conoscenza sul ruolo fondamentale dei settenni e lo pone alla base del metodo di educazione che sviluppò per le scuole Waldorf. Successivamente Bernard Lieevegoed, medico psichiatra e fondatore dell’istituto Pedagogico Olandese, organizza i principi della ricerca biografica intorno al tema dei settenni, pubblicando molte opere di grande interesse e utilità pratica, per genitori, insegnanti e ricercatori nel campo della biografia. Borgnano aprile 2019 Nell’incontro precedente abbiamo iniziato a vedere i primi 3 settenni in cui avviene l’edificazione del nostro strumento attraverso lo sviluppo del corpo fisico, vitale ed emozionale. ConclusioniAbbiamo visto che all’interno di questi ritmi settennali, sono evidenti le più diverse oscillazioni, poiché si tratta di un valore orientativo di natura esistenziale piuttosto che statistica; al loro interno troviamo poi altri ritmi legati al susseguirsi di vari elementi cosmici nella biografia; in particolare i 3 nodi lunari (18 anni e 7 mesi, 37 anni e 2 mesi, 56 anni), il ciclo di Saturno (29 anni e mezzo), il passaggio dei 33 anni.
Nella Biografia possiamo riconoscere dunque alcune leggi universali che ci forniscono una sorta di segnaletica che ci indica una direzione. Questo si manifesta se osserviamo il passato senza esprimere giudizi, senza chiederci se un dato avvenimento è buono o cattivo, ma cercando di cogliere innanzitutto dove siamo, qual è il processo in atto e in particolare che cosa hanno introdotto nella vita le persone o gli avvenimenti che abbiamo incontrato. Il passo successivo può consistere nel mettere a fuoco le qualità che si sono potute o dovute sviluppare in relazione a tali dati. -Cosa ho potuto realizzare? -Quali ostacoli ho trovato davanti a me? -Quali sfide si sono ripresentate? Nella nostra vita le occasioni per evolverci e risvegliarci si verificano sovente in relazione a una crisi esistenziale, una malattia o una perdita. E’ importante acquisire la sensibilità per leggere le singole fasi di una vita nei suoi punti nodali e critici, allo scopo di rendere visibile il filo rosso di quella particolare individualità. Un tempo il corso della vita era predefinito da tradizioni ed aspettative sociali. Oggi quelle tradizioni non sono più sufficienti a sostenere l’individuo nelle continue scelte che è chiamato ad operare in ogni campo; l’individuo deve creare giorno dopo giorno la propria via in base alle decisioni consapevoli che prende partendo dal suo nucleo interiore che chiameremo Sé o Io Superiore. A partire dalla consapevolezza di questa libertà individuale e quindi della conseguente responsabilità che ne deriva, l’uomo può prendere in mano il corso della sua vita. Un lavoro Biografico, inizia quindi dall’osservazione della biografia nel suo dispiegarsi fino al momento in cui la guardiamo. Potremo osservare le situazioni in cui non riesce qualcosa, la modalità di questi fallimenti, il modo di reagire, e potremo trovare delle indicazioni sui compiti da svolgere in quella Biografia. Il filo rosso della Biografia, si intravede soprattutto dove c’è qualcosa che non funziona, dove ci si deve impegnare continuamente con limiti e debolezze. Potremo dire che da un lato dentro di noi c’è la parte che sa e spinge verso il dispiegarsi del nostro potenziale e del nostro particolare compito di vita, e dall’altro ci sono ostacoli che si rivelano attraverso incontri o situazioni avverse che influiscono nel senso di impedire tale sviluppo. In entrambi i casi se ne può ricavare forza per realizzare il proprio destino . Vediamo ora un po’ più da vicino questo ritmo settennale: Il percorso della vita può essere diviso in 3 grandi periodi , a loro volta divisi in 3 settenni : 0- 21 in cui si compie lo sviluppo del CORPO FISICO/VITALE/EMOZIONALE e si pongono le basi per la nostra vita futura. 21-42 in cui si compie lo sviluppo dell’ANIMA O PSICHE. In questo periodo si può lavorare a un possibile riequilibrio, correggendo eventuali situazioni negative, in maniera che ciò che ci ha condizionato nei primi settenni, non precipiti negli ultimi settenni attraverso il sintomo e la malattia. Tra i 42-63 si compie lo sviluppo della parte SPIRITUALE e si giunge al compimento del proprio destino. Oggi abbiamo elevate aspettative di durata della vita, tuttavia per quanto concerne la biografia possiamo immaginare che i 3 settenni successivi pur continuando a rispecchiarsi in quelli precedenti, rappresentino soprattutto un periodo importante da mettere a disposizione degli altri. Nella prima triade di settenni siamo a contatto con forze che servono per edificarci. 0-7 anni Nel primo settennio abbiamo forze che immettono nel sistema nervoso il nostro carattere, che è il carattere del nostro corpo.(costituzione) 7-14 Nel secondo settennio si liberano le forze che nutrono il carattere della nostra anima (temperamento) 14-21 Nel terzo settennio entrano le forze di maturazione sessuale legate alla terra 21-28 Consolidiamo e portiamo a compimento le forze di edificazione 28-35 L’individuo và in crisi e porta a disvelare il “senso della vita”. Se così non fosse, l’individuo inizierebbe ad invecchiare!. 35-42 Inizia un decrescere dello sviluppo delle forze vitali più legate alla terra, e si acquisisce la possibilità di accedere alle forze alte per arrivare al “dunque della vita”. Vivere la vita per l’essenza della vita. Vivere il senso della vita e non dare alla vita un senso. 42-49 Continua la ricerca e la scoperta del senso della vita. Attraverso le esperienze e le disillusioni diviene possibile trovare il senso che è sempre all’opposto dell’ideale. Accettare quindi la vita per il “vero senso” (quello che c’è) e non per l’ideale (quello che vorrei ci fosse). Comprendere qual è il senso (compito) della disillusione. Dai 42 in avanti si può iniziare a notare un cedimento nelle forze fisiche. 42-63 Comprendere il senso che ha avuto per noi questo tragitto. Più siamo diventati intuitivi, meno fatica possiamo e dobbiamo fare. Diventare sempre più capaci di proporre soluzioni (creative) nel contesto in cui ci si trova. Se si continua a lavorare nel fisico, vuol dire che non si usa l’intuizione, ma si è ancora condizionati dal corpo. Dopo i 56 si incomincia a percepire retrospettivamente la vita e a percepire gli errori. Possiamo intervenire per evitarlo agli altri. 63-72 Vi sono 9 anni di assestamento Dopo i 72 L’individuo inizia a prendersi del “da farsi” non previsto, poiché và incontro a ciò che arriva.
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Lucia LorenziPsicologa clinica, psicoterapeuta a orientamento psicosomatico e conduttrice di laboratori di crescita personale (Laboratorio biografico e Laboratorio sull'arte della decodifica del sogno). |